TIRANA PARK OF FAITH
CONCORSO INTERNAZIONALE DI PROGETTAZIONE DEL PAESAGGIO - In collaborazione con Proap Studio e Arkimade Studio
Gruppo di progetto:
1. Arkimade
2. Proap
3. Paolo Galantini (Consulente)
Luogo: Tirana, Albania
A seguito dei quattro anni in cui sono stato visiting professor alla Albanian University di Tirana ho potuto instaurare dei rapporti di collaborazione con alcuni studi di progettazione locali, tra cui anche lo studio Arkimade.
Nel 2015, insieme ad Arkimade e allo studio paesaggistico portoghese Proap, ho partecipato in qualità di consulente al progetto al concorso internazionale di progettazione del paesaggio per il recupero del viale principale di Tirana, di cui sono stato portavoce di fronte a una giuria internazionale nella città stessa.
Testo tratto dalla relazione di concorso, a cura di Proap.
Le grandi trasformazioni di cui ha sofferto la città di Tirana negli ultimi due decenni, hanno avuto particolari conseguenze sulle condizioni urbane, con un’enorme aumento della popolazione e di conseguenza con l’aumento dei mezzi di circolazione. Anche gli esodi dalle campagne hanno apportato un significativo impatto nella vita e nell’organizzazione della città. Questa trasformazione è una dinamica che riflette gli scopi principali del concorso: il modo in cui i tessuti urbani reagiscono agli intensi cambiamenti in brevi periodi di tempo ne riflettono la loro resilienza e flessibilità. La città di Tirana ne è un esempio.
La grande pianura in cui è sorta e cresciuta la città durante i secoli ha permesso, una volta arrivata la decisione di trasformare Tirana nella capitale, di realizzare ambiziosi e monumentali interventi urbani a grande scala, di cui le più importanti testimonianze sono i grandi assi viari e le piazze con i loro edifici circostanti.
Uno di questi assi è il Viale dei Martiri della Nazione, in cui sorgono importanti edifici e per cui vanta un importante ruolo istituzionale e simbolico nella vita della città. Questa importanza si riflette anche nel modo in cui la rete stradale si relaziona con il viale e dall’importanza dei due suoi maggiori poli gravitazionale: la Piazza Skënderbej e la Piazza Madre Teresa. Questo asse rappresenta la spina dorsale di Tirana e rientra anche nella sua principale struttura verde, che grazie all’esistenza di un grande corridoio di alberi completa il collegamento tra il Parco di San Procopio e il centro della città.
Il Viale dei Martiri della Nazione diventa il tema principale per la composizione morfologica del cuore di Tirana e, di per sé, un elemento strutturale di enorme forza. La proposta progettuale riconosce questa prerogativa che vuole rafforzare, sia per il suo ruolo di superstruttura verde sia per il ruolo che svolge nel tessuto urbano, proponendo di creare un forte punto, in termini urbani, con un gesto semplice. Il nuovo design per il Viale non consiste solo in un abbellimento e rinnovamento di un’antica grande strada, ma soprattutto nell’affermazione di una strategia globale per gli spazi pubblici del centro città.
La strategia si basa principalmente sulla sovrapposizione di una matrice geometrica al tessuto urbano, che considera gli elementi che costituiscono lo spazio pubblico urbano come parte di un unico vocabolario globale, unendo così i frammenti di spazio pubblico aperto che presentano caratteristiche eterogenee e differenti livelli di interazione urbana.
Questo nuovo Parco risulta unificato da due forze che lavorano insieme a diversi livelli: la matrice, con il suo ruolo geometrico, e il tema “fede”, proposto come copione intellettuale e concettuale che oltrepassa i confini spaziali della condizione attuale di spazi vuoti frammentati all’interno dell’area di intervento, reinterpretandoli come una rete esistente.
L’uso della spiritualità come leitmotiv per la creazione di un grande parco urbano viene affrontata mediante l’impiego della luce e della creazione di spazi e percorsi, il tutto governato da una matrice sotto strato, il più delle volte solo suggerita e senza scomodare rigide gerarchie e convenzioni di uso e forma spaziali.
La matrice è l’elemento da cui emerge il nuovo vocabolario per la città. La sua semplice regola si manifesta con diverse intensità e intenzioni a seconda della funzione urbana e del contesto. Il picco massimo di formalizzazione lo raggiunge sull’asse centrale dove vi è un maggiore bisogno di chiarezza e rigidità nella percezione dello spazio urbano, cioè linee differenti per evidenziare diverse funzioni.
Allontanandosi dalla spina centrale dell’asse la matrice inizia a diffondersi verso l’esterno, diventando più un suggerimento che una condizione formale: qua si possono incontrare livelli secondari di geometria, sempre subordinati all’unità principale, dove sono possibili diverse composizioni di trama, materiali e colori in risposta alle diverse funzioni, usi e condizioni. Un esempio di versatilità si ha nel profilo trasversale del Viale, dove la manipolazione dei materiali conferisce alle diverse corsie un carattere volutamente ambiguo per facilitarne lo scambio di usi quando necessario.
Questa matrice non è solo il filo strutturale che unifica lo spazio, ma fa anche da supporto al tema della spiritualità, che concettualmente unisce i diversi spazi del parco. Quando il filo si assottiglia e si relaziona con gli spazi verdi del parco vengono a crearsi grandi strutture “land art”. Queste strutture create principalmente attraverso la manipolazione topografica, creano aree all’interno del parco in cui si ha la sensazione di trovarsi al di fuori dalla confusione cittadina, dove si cerca di cancellare il profilo urbano dalla prospettiva degli utenti lasciando loro la sola percezione del cielo. Attraverso queste manipolazioni spaziali si vuole dare ai fruitori del parco la possibilità di sperimentare momenti di meditazione spirituale e concentrazione pur trovandosi all’interno del centro della città.
La luce associata alla matrice conferisce un nuovo significato al Parco, mettendolo in relazione con la spiritualità. I corpi illuminati, a volte lineari e a volte puntuali, là dove la rarefazione della matrice ha raggiunto la massima espressione, conferiscono un carattere metaforico alla proposta. Se visto dall’alto il Parco appare come una moltitudine di pixel e linee di luce che unificano in modo concettuale tutti gli spazi. La luce, da sempre associata all’illuminazione e alla verità sin dall’inizio dei tempi, svolge un ruolo importante nella capacità del parco di mettere in relazione la città con la spiritualità.
La “fede” viene quindi percepita non come parte di un particolare sistema di credenze religiose, ma come una condizione spirituale umana.
Il “Parco della Fede” viene considerato nella proposta progettuale come un’opportunità all’interno della città e dei suoi numerosi templi ed edifici religiosi, di creare spazi spirituali non specificatamente appartenenti all’una o all’altra religione, ma alla condizione spirituale dell’"Uomo".